Gli operatori sanitari sono soggetti all’obbligo di utilizzo dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuali) durante il loro lavoro.
L’obbligo – stabilito nell’art.75 del Testo Unico sulla salute e sicurezza del Lavoro – mira a proteggere gli operatori sanitari dagli agenti biologici, principale rischio della categoria.
Devono proteggersi i lavoratori subordinati ed i lavoratori ad essi equiparati, ovvero i lavoratori autonomi.
Il rischio di entrare in contatto con agenti biologici potenzialmente pericolosi si affronta da sempre con la formazione, con l’adozione di procedure sicure e con l’adozione di specifici DPI, che proteggano l’operatore dai rischi residui, quelli che persistono perché tipici dell’ambiente di lavoro.
Questo nuovo ceppo di Coronavirus dà sintomi influenzali e può causare, nei casi gravi, la polmonite, malattia da cui l’ambiente odontoiatrico si protegge da sempre. E allora? Cosa è cambiato?
DPI e Coronavirus
Il tipo di Coronavirus isolato di recente (COVID-19) è “nuovo”, non era mai stato identificato prima nell’uomo per cui la popolazione non ha difese immunitarie capaci di combattere efficacemente questo parassita obbligato.
Il virus si diffonde per via aerea, ovvero per disseminazione di goccioline (droplet, nuclei, il cui diametro è maggiore di 5 micron, particelle che cadono a terra dopo 1 metro) e per disseminazione di particelle in polveri (con diametro inferiore a 5 micron) che contengono l’agente infettivo.
I droplet cadono a circa 1 metro, mentre le particelle in polveri hanno una dispersione maggiore, per questo è consigliato in via precauzionale la distanza di 2 metri.
Ad oggi, non si conoscono i tempi di incubazione del virus (ovvero la fase in cui l’agente infettivo è presente nell’organismo ma il paziente non manifesta ancora i sintomi) per cui è opportuno adottare quante più precauzioni possibili.
La probabilità di contagio aumenta in ambienti chiusi ad alto indice di presenza di individui, per questo motivo è opportuno limitare il numero delle persone che accedono contemporaneamente allo stesso ambiente.
Le particelle si depositano su pavimenti oggetti persone e cose e sopravvivono nell’ambiente, ancora non si conoscono i dati certi di sopravvivenza del virus (il sito del Ministero della Salute indica alcune ore – il portale di epidemiologia per la sanità pubblica indica 9 giorni).
Per questo motivo vanno rafforzate le misure di pulizia e di disinfezione.
Il lavaggio delle mani frequente è la prima misura di interruzione della catena di trasmissione.
Ciò significa lavarsi le mani appena si arriva in studio al mattino, lavarsi le mani dopo aver toccato oggetti e abbigliamento del paziente venuto da fuori, lavarsi le mani dopo aver dato la mano a pazienti e/o accompagnatori e comunque prima di indossare i guanti per le attività cliniche e lavarsi le mani quando si arriva a casa. In pratica tutte le volte in cui cambiamo ambiente. Le persone che accedono allo studio possono essere invitate a lavarsi le mani al loro ingresso oppure possono essere invitate ad usare una soluzione alcoolica disinfettante.
Le superfici dell’ambiente odontoiatrico sono costantemente disinfettate con prodotti ad alto livello, formulati in modo da interrompere la catena di trasmissione e le zone più critiche sono protette con pellicole protettive.
Alcuni ambienti hanno il ricircolo dell’aria e gli ambienti che non lo hanno, spesso sono dotati di dispositivi di disinfezione dell’aria.
La caratteristica degli ambienti odontoiatrici è la contaminazione ambientale da aerosol prodotta durante le prestazioni cliniche. Essa viene contenuta solitamente con diverse precauzioni: con lo sciacquo pre-operatorio di collutorio disinfettante (per ridurre la carica batterica naturalmente presente nel cavo orale), con l’applicazione della diga, con l’aspirazione ad alta velocità, con l’applicazione di protezioni e guaine monouso nelle zone più critiche del riunito, con rigorose procedure di riordino e disinfezione con disinfettanti ad alto livello tra un paziente e l’altro.
L’operatore sanitario si protegge con l’adozione di indumenti di protezione:
- camici monouso in TNT chiusi al collo ed ai polsi (l’art.74 c2 specifica che abbigliamento professionale non è DPI);
- guanti specifici per il rischio biologico (in lattice, lattice deproteinizzato, vinile, polietilene, nitrile) a norma UNI EN 374 1/2/3 con LP (Livello di prestazione di permeazione e penetrazione del guanto) classificato da 4 a 6;
- mascherine chirurgiche di tipo II o IIR che proteggono dalla contaminazione con particelle (Droplet nuclei) di diametro medio. Le mascherine chirurgiche classificate II hanno 3 strati, mentre le mascherine classificate IIIR, hanno 4 strati.
La mascherina chirurgica riduce il rischio di contagio dell’operatore se il paziente è infetto o malato ed i droplet contengono l’agente infettivo. Va cambiata ad ogni paziente e ogni 2-3 ore, per cui negli interventi lunghi sullo stesso paziente, che superano le 2-3 ore è necessario cambiarla.
I facciali filtranti invece, sono mascherine che proteggono da particelle solide e liquide di diametro inferiore a 5 micron. FFP2 ha una efficienza filtrante minima del 92%, e filtra le particelle inferiori a 10 micron, FFP3 ha una efficienza filtrante minima del 98% e filtra le particelle minori di 0,1 micron.
Accanto alla classificazione FFP c’è una ulteriore specifica: la lettera S per aerosol liquido e solido su base acquosa e SL contro aerosol solidi e liquidi. I facciali devono essere indossati in perfetta aderenza al viso, devono coprire naso bocca mento, hanno un doppio elastico, stringinaso, e si usano in caso di pazienti con sospetta patologia trasmissibile per via aerea.
Gli occhi si proteggono con visiere o occhiali:
- visiere in classe ottica 1 (migliore visibilità) protezione meccanica F (robustezza all’impatto a bassa energia) o S (robustezza incrementata) protezione da spruzzi 3 antiappannamento. La lettera N identifica la resistenza all’appannamento;
- occhiali in classe ottica 1, protezione meccanica F S, protezione da spruzzi 3.
Anche la testa andrà protetta con l’uso di copricapi come la cuffia in TNT, avendo cura di coprire completamente i capelli, raccogliendoli con elastici prima di indossare la cuffia e rimuovendola tirandola dall’alto.
È compito dell’operatore sanitario adottare tutte le misure di protezione ed osservare i comportamenti professionali corretti volti a tutelare sé stesso e la collettività.
È compito invece del Datore di Lavoro provvedere alla valutazione del rischio ed individuare i comportamenti e i DPI che proteggono adeguatamente gli operatori.
È opportuno quindi che in questa particolare situazione di emergenza Coronavirus COVID-19, il Datore di Lavoro verifichi la conformità dei DPI in uso, verifichi l’adeguatezza dei disinfettanti ad alto livello in uso, verifichi che tutti gli operatori siano istruiti ed informati sul corretto utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuali e metta a punto eventuali procedure e comportamenti professionali a supporto di quelli esistenti per la gestione dell’emergenza Coronavirus.