Tutti pensiamo alla ripresa, a quando torneremo attivi, operativi e tutto sommato per quanto lungo sarà questo periodo, alla fine sarà anche breve, visto il mostro contro cui dobbiamo combattere.
Il COVID-19 o Coronavirus ha preso impreparato il mondo (nonostante l’EBOLA e nonostante la SARS), spero che tutti gli Stati facciano tesoro dell’esperienza e mettano a punto protocolli di azione immediata per il COVID-20 o per qualche suo fratello che prima o poi arriverà.
Piani per la sicurezza delle persone, piani per la sicurezza degli operatori di prima linea, piani per il mantenimento dei servizi di base in sicurezza, piani per la resistenza finanziaria del sistema, piani per la tenuta economica del sistema e piani di riduzione fiscale per agevolare la ripresa.
Quale futuro per il comparto odontoiatrico?
Ecco i principali cambiamenti che aspettano il comparto, almeno finché non arriva un vaccino.
- Aumento dei sistemi di protezione a partire dall’aria.
- Aumento del livello di igiene ambientale dei locali.
- Aumento delle protezioni ordinarie di lavoro.
- Aumento del tempo per le metodiche di disinfezione tra un paziente e l’altro.
- Aumento degli spazi per lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti contaminati.
- Aumento degli spazi di custodia degli effetti personali.
- Aumento del tempo di triage e di anamnesi.
- Introduzione della linea sporco pulito nei flussi di transito.
- Diminuzione degli accompagnatori.
- Diminuzione dei flussi operativi.
- Adozione di stringenti politiche di controllo di gestione
Igienizzandone dell’aria. Il ricambio dell’aria e condizioni microclimatiche salubri sono già previste dalla Legge 81/08: numero adeguato di ricambi d’aria naturali con 1/8 almeno di superficie aerante apribile; 1,5 ricambi ora per gli impianti di condizionamento, cioè 15 m3/ora per persona.
Temperatura tra 17,5 e 21,5° C in inverno; da 19 a 24°C in estate. Umidità relativa 45 -55%. Velocità dell’aria non superiore a 0,2 m/sec. Un lavoratore stabile deve avere uno spazio minimo di 2 mq e 10 mc.
Oltre a questo, bisognerà prevedere una accurata disinfezione dell’aria, che si dovrà fare più volte al giorno, spruzzando disinfettanti in modo da appesantire i droplet farli precipitare a terra per poterli rimuovere con la scopatura umida; una o due volte al giorno, se non dopo ogni paziente, disinfettare l’aria con apposite attrezzature. Sarà necessario adottare protocolli di disinfezione dell’aria simili alle sale operatorie.
Igiene degli ambienti. L’igiene ambientale richiederà un ripensamento in base ai flussi delle persone, potrebbe rendersi necessario attivare dei passaggi intermedi durante la giornata. I bagni dei pazienti dovranno essere oggetto di grande attenzione ed essere disinfettati adeguatamente.
Abbigliamento e protezioni. L’abbigliamento professionale dovrà essere particolarmente leggero perché andranno adottate le tute integrali a manica lunga, la doppia mascherina, i doppi guanti, occhiali e visiera. Vestizione e svestizione richiederanno tempo, conoscenze e attenzione da parte degli operatori sanitari.
Le protezioni e la disinfezione tra un paziente e l’altro richiederà più tempo perché dovrà essere più accurata, data la capacità di sopravvivenza del virus sulle superfici. Bisognerà adottare tutti i mezzi di innoquizzazione (ventilazione, raggi ultravioletti, disinfettanti).
Rifiuti. Aumenterà il carico dei rifiuti contaminati, per cui bisognerà predisporre delle zone sicure di stoccaggio temporaneo.
Box per oggetti personali. Gli operatori dovranno adottare gli armadietti a doppio scomparto, o tenere in due comparti distinti l’abbigliamento personale e l’abbigliamento professionale. Potrebbe rendersi necessario dotare le sale d’attesa di piccoli box per gli effetti personali dei pazienti.
Triage. Dovrà essere istituito un presidio per il triage in accoglienza, che per ora è dato solo dalla rilevazione della temperatura e una anamnesi specifica, ma che potrebbe avvalersi anche di test rapidi se si riveleranno affidabili.
Linea sporco pulito. Potrebbe rendersi necessario istituire dei flussi di transito sporco pulito, rigorosa adozione dei copri scarpe in entrata, tappeti barriera prima dell’accesso agli ambulatori e durante il percorso in base alla dimensione dello studio.
Accompagnatori. Ci sarà il contingentamento degli accompagnatori, che saranno ridotti a uno e solo in caso di minori o di pazienti odontofobici.
Flussi operativi. Il punto cruciale è la diminuzione dei flussi operativi: l’adozione delle diga e dell’aspirazione ad alta velocità dovranno essere di default. Le sedute di igiene orale dovranno avvenire con le dighe già attualmente disponibili e un supporto per l’aspirazione ad alta velocità, il tempo di disinfezione aumentato con l’effetto che una seduta di igiene orale ogni 45 minuti è da scordare, così come sarà impossibile tenere le sedute di igiene orale a 50 € e questo anche per le economie di scala e le logiche commerciali delle catene. L’igiene orale è la branca che andrà maggiormente in sofferenza perché sono prestazioni continuative, fondamentali, per le quali il tempo medio passerà da 30-45 minuti all’ora ora come minimo, con appuntamenti ogni ora e mezza per il tempo di disinfezione svestizione e vestizione, con correlato aumento della prestazione. I flussi operativi saranno dimezzati oppure sarà possibile aumentarli raddoppiando il personale, incidenza del costo insostenibile nei modelli operativi attuali.
Controllo di gestione. Dovrà essere serrato. Chi mi conosce lo sa, sostengo da sempre che il dentista non è “caro” checché se ne dica, è invece una professione molto costosa. A parità di lauree e specializzazioni non c’è paragone. Per “fare il dentista” devi allestire, oltre all’ambiente ed alla tecnologia, la strumentazione per almeno 10 branche, materiali per 10 branche, in quantità adeguata al numero di pazienti, tecnologie digitali e linee di disinfezione al pari degli ospedali. Gli investimenti per “fare il dentista” sono ingenti e costanti perché l’innovazione del settore è elevata, performano materiali, strumenti, attrezzature e tecnologie e l’aggiornamento clinico è su 10 branche, per forza di cose l’onorario delle prestazioni è significativo. Anche l’oculista, il ginecologo… ci sono professioni dell’area medica che svolte in privato richiedono investimenti più significativi delle altre specializzazioni, per attrezzature disinfezione tecnologie, ma è l’odontoiatria che avendo 10 branche richiede gli investimenti maggiori. Ha una filiera complessa l’odontoiatria, c’è la radiologia, ci sono i laboratori odontotecnici, adesso i laboratori odontotecnici digitali, ed è una filiera in cui non sarà possibile mantenere il modello delle economie di scala, perché ci sarà una riduzione dei flussi di produzione.
Saranno necessari nuovi investimenti e questa volta non per l’ennesima diavoleria digitale, o per l’ultimo modello di radiologia avanzata, per l’ultimo corso di aggiornamento spaziale, questa volta per impianti di depurazione dell’aria e DPI e per l’aumento del personale.
È possibile che molti professionisti non riprendano l’attività. Professionisti a cui mancano pochi anni alla pensione, che magari soffrono di una o più patologie: l’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Università di Manchester ha effettuato uno studio sulle attività stressogene e il dentista è risultata una delle più stressogene con un punteggio del 7,3%.
Alcuni professionisti potrebbero vedere questo ennesimo necessario cambiamento della professione come un ostacolo troppo elevato da superare, un rischio troppo alto per la loro salute e decidere di cedere prima del previsto l’attività.
E’ possibile che molti studi debbano adeguarsi strutturalmente, alcuni valutino di traslocare in locali nuovi su cui innestare depuratori ed avere flussi di transito sporco pulito.
Sembra uno scenario apocalittico che solo un vaccino può ridimensionare insieme alla immunità di gregge che ne potrebbe conseguire, per la quale comunque sarà necessario molto tempo.
Questo è quanto attende secondo me il comparto odontoiatrico, e spero tanto di sbagliarmi.
Suggerisco però a tutti i professionisti del settore di rifinanziarsi a lungo termine per reggere la ripresa lunga (nella speranza che la BCE e i Governi seguano la rotta indicata da Mario Draghi) e di ripensare il modello operativo e di business, stimare il rallentamento della produzione, l’aumento dei costi fissi e la riduzione se non l’azzeramento dei margini per un tempo medio lungo.
Il reddito del professionista non potrà coincidere con il risultato di esercizio, dovrà coincidere con un onorario fisso che sostenga l’ENPAM e la tassazione correlata perché con la ripresa, se il Governo non ne approfitta per ripensare il sistema fiscale, riprenderà anche la morsa fiscale tipica dell’economia italiana.