L’effetto psicologico dello stress da pandemia inizia a farsi notare. Se da un lato la riduzione dei contagi rassicura, la ripresa delle attività incoraggia la visione ottimistica ”andrà tutto bene”, il sole scalda e l’estate avanza, dall’altro lato sono i comportamenti delle persone a rivelare il livello di stress subito.
I comportamenti sono lo specchio dei valori, del livello di consapevolezza e delle convinzioni delle persone. Se è possibile condizionare i comportamenti in base alle regole sociali o per il desiderio di apparire adeguati agli occhi degli altri, diventa difficile farlo quando si è sotto pressione. L’incertezza genera stress più del rischio, e mette alla prova l’integrità delle persone. Solo i più forti dal punto di vista psicologico reggono lo stress.
L’incertezza è data dal fatto che non sappiamo quale sarà il risultato finale di questa pandemia. Quanti soccomberanno agli effetti nefasti della crisi e quanti resisteranno? Per quanti “pandemia” sarà sinonimo di “opportunità” e per quanti sarà stata invece la “minaccia” del secolo? Quando riprenderà la domanda del mercato e in che modo?
La ripresa che vediamo adesso è la prosecuzione di qualcosa che si è interrotto, non è una nuova domanda. Non sappiamo quando il mercato sarà pronto per la nuova domanda, quella che sorgerà dopo che gli effetti reali della pandemia si presenteranno.
Davanti ai rischi sappiamo reagire, ne stimiamo l’entità e poi in base a coraggio capacità e risorse decidiamo se come e quando affrontarli.
Davanti all’incertezza andiamo sotto stress perché affrontare l’incertezza tocca le corde interne dell’individuo. Davanti all’incertezza sei solo, e in base all’immagine che hai di te, in base al livello di onestà intellettuale che ti contraddistingue, alle risorse emotive ed intellettuali di cui disponi, affronti l’incertezza con più o meno fiducia (in sé stessi, negli altri, nel futuro, nei propri leader).
Alcuni non ce la fanno, l’incertezza spaventa e la paura alimenta il mostro che hanno dentro, tenuto più o meno abilmente sotto controllo a livello sociale. È il mostro del sospetto, dell’invidia, del cinismo e dell’opportunismo situazionale, della recriminazione e dell’autoreferenzialità.
In questa pandemia le persone hanno fatto gruppo, la paura stimola l’aggregazione, e se il gruppo è basato sulla fiducia l’esperienza incerta si trasforma in opportunità. Se il gruppo è basato sull’invidia, sull’opportunismo situazionale, sulla recriminazione o sull’autoreferenzialità il gruppo diventa una minaccia per sé stesso prima che per gli altri.
Le reazioni dinanzi all’incertezza
Se durante la pandemia eravate in un gruppo alimentato dalla fiducia, vi sarà capitato di beneficiare di qualcuno che ha investito tempo risorse ed energie personali per affrontare l’incertezza, per non cedere alla paura, per fare la propria parte nella “battaglia contro la pandemia”. Qualcuno che ha lavorato in modo incessante, in tempo reale, come cronisti di guerra che aggiornano le informazioni in tempo reale dal fronte. Ha lavorato e condiviso immediatamente per il bene comune. Ha gettato lo sguardo oltre l’orizzonte, a dopo la pandemia, ed ha immaginato come resistere, rinnovare e innovare. E se siete parte di quel gruppo e siete persone degne di fiducia, avrete sostenuto il gruppo, ringraziato il gruppo, apprezzato ancora una volta e ancora di più, quanto fatto da quel gruppo e avrete rivolto il vostro sguardo al futuro, oltre la pandemia.
Ma se, durante la pandemia, avete aderito ad un gruppo (perché la paura stimola l’aggregazione) basato sull’invidia, sull’autoreferenzialità e sulla recriminazione, avrete passato molte ore a criticare, molte a ore a guardare indietro, molte ore a sottolineare ciò che manca e la maggior parte delle ore a cercare uno o più colpevoli, nuovi alibi che giustifichino, almeno ai vostri occhi i vostri, i vostri comportamenti. I gruppi alimentati da carburante tossico portano ad azioni apparentemente risolutive, a gesti eclatanti, che hanno lo scopo di placare l’ansia, perché danno la sensazione che si è fatto qualcosa di forte di distintivo di importante. E il più delle volte è così, anche se quello che si è fatto è una enorme… cazzata.
Nelle crisi alcuni evolvono, innovano, inventano, crescono, altri rompono, spaccano, distruggono. Entrambi hanno la sensazione di aver fatto qualcosa di geniale, di unico e di particolare, ma il tempo premierà soltanto le azioni che hanno alla base la fiducia: in sé stessi, nelle relazioni che si hanno con gli altri, nelle persone con cui si collabora, nei propri “clienti/pazienti” e nella propria reputazione e nel futuro.
I primi, quelli del gruppo della fiducia, pensano che i problemi e le sfide si affrontino dall’interno, mettendo in discussione sé stessi, molto motivati a trovare il proprio margine di miglioramento interno (è l’approccio inside out).
I secondi, quelli dell’autoreferenzialità, pensano che il problema siano gli altri, sia all’esterno e cambiano gli ambienti, cambiano le persone con cui viaggiano, con cui vivono, cambiano l’esterno, perché “l’esterno” è loro alibi.
La fiducia è la benzina del mercato delle relazioni. La fiducia si basa sull’integrità della persona, sulle sue motivazioni, sulla coerenza, sulle intenzioni, sulla reputazione e sull’allineamento ai progetti o alla visione ai valori comuni.
Quanto c’è fiducia c’è velocità. Ci possono essere problemi, incomprensioni, ostacoli e situazioni da affrontare, ma le soluzioni arrivano veloci perché la fiducia non mette in discussioni le basi, le intenzioni, gli scopi o le motivazioni. Quando c’è fiducia ci si concentra sulle soluzioni, quando manca la fiducia ci si concentra sulle cause e sulle “colpe”.
Se lavori in un gruppo o con un gruppo composto da persone di cui ti fidi, se ti chiedono di cambiare l’orario di lavoro, di adattare un progetto, di cambiare il modo di lavorare, di dare una mano, di prenderti un impegno e soprattutto di prenderti delle responsabilità, la fai con interesse ed entusiasmo, gli aspetti formali dei mandati e degli incarichi restano tali, e il tutto si connota come “opportunità di cambiamento”.
Se lavori in gruppo o con un gruppo composto da persone di cui non ti fidi, se ti chiedono di cambiare l’orario di lavoro, di adattare un progetto, di cambiare il modo di lavorare, di dare una mano, di prenderti un impegno e soprattutto di prenderti delle responsabilità, come prima cosa formalizzi le cose e la formalizzazione assume carattere “di prova” di una eventuale colpa, prima di rispondere, chiedi tempo per consultarti con “il tuo legale”, verifichi i tuoi diritti prima dei tuoi doveri, e condividi le responsabilità, ami le decisioni collegiali, prese all’unanimità, in nome di un’ipocrita armonia.
Per superare la pandemia, per evolvere durante la pandemia, per fare della pandemia l’occasione del secolo bisogna rinnovare integrità, energie, determinazione ed entusiasmo, ci vuole fiducia.
Fiducia in sé stessi nelle proprie capacità e nella propria integrità, nella propria onestà intellettuale, nella legge di attrazione (onesti attraggono onesti e disonesti attraggono disonesti, perché se la bellezza sta negli occhi di guarda, anche il sospetto, l’invidia e le cattive intenzioni sono nella testa di chi le pensa).
Immagina un futuro migliore per te e poi fidati di te stesso, riuscirai a crearlo.
Il dubbio o la fiducia che hai nel prossimo sono strettamente connessi con i dubbi e la fiducia che hai in te stesso.
(Khalil Gibran)