Il Protocollo di intesa tra Governo e Sindacati rinnovato il 24 aprile 2020 si applica a tutte le aziende che riprendono le attività dopo la sospensione o limitazione dell’attività imposta dallo Stato quale misura di Protezione collettiva relativa alla pandemia Covid-19.
E’ un protocollo fatto molto bene a mio avviso, concede spazio all’applicazione diversificata in base al settore di appartenenza, ai flussi di persone ed alla dimensione e distribuzione dei locali ma non concede spazio all’interpretazione. L’osservanza di quelle precise regole favorirà in modo importante la riduzione dell’Epidemia.
Tuttavia, credo che nonostante Il Presidente del Consiglio dei ministri lo abbia detto in televisione e via Facebook che il Protocollo di intesa tra Governo e sindacati è parte integrante del modello di ripresa, siano in pochi ad averlo cercato su internet e ad esserselo scaricato e letto.
Eppure, tocca ad ognuno di noi essere responsabile, a maggior ragione se si ha in carico la responsabilità dei lavoratori. Capisco che una sola persona non possa provvedere a tutto: deve gestire la crisi data dalla liquidità finanziaria, deve sospendere i pagamenti di tutto ciò che è possibile sospendere, deve misurare il danno che questa pandemia creerà a medio e lungo termine, deve immaginare un nuovo modello operativo, deve provvedere e sostenere i costi per l’adeguamento della struttura, delle persone. Ed è per questo che si parla di un Comitato per l’applicazione e la verifica dell’applicazione delle regole del Protocollo e il Governatore del Veneto parla di nominare un “Covid Manager” a cui affidare l’incarico di restare aggiornato e di vigilare e implementare le misure di protezione.
Datori di lavoro e lavoratori mai come oggi devono essere uniti per far fronte a questo tsunami e devono collaborare per mettere a punto le misure giuste, efficaci ed efficienti, senza ridondanze e sprechi, all’insegna dell’efficacia e della precisione. Sono gli studi scientifici e gli enti ufficiali che forniscono gli strumenti per gestire adeguatamente il rischio, non c’è spazio per il “secondomeismo” (Cit. Roberto Rosso).
Odontoiatria, alcune osservazioni.
Mi occupo prevalentemente di odontoiatria e ho assistito a un primo fenomeno sconcertante da quanto è stato dichiarato il look down: professionisti o direttori di strutture che hanno completamente ignorato un obbligo di legge (DPCM 23-02-2020 ART. 1 lettera K “chiusura o limitazione dell’attività… degli esercenti di pubblica utilità e servizi pubblici essenziali … tra questi anche i servizi inerenti la sanità) e altri che hanno rispettosamente chiuso perché non in grado di procurarsi le protezioni previste per gli operatori sanitari o perché in regioni con specifiche norme, ed altri che hanno limitato l’attività a prestazioni urgenti attivando il triage telefonico, rinforzando le misure di sanificazione ambientale, dotandosi dei DPI adeguati e seguendo le indicazioni di circolari e indicazioni varie istituzionali.
Un secondo fenomeno sconcertante: l’inerme attesa delle linee Guida, quasi che senza quelle non si potesse fare altro, neanche pensare da operatori del settore, prendere spunto dall’enorme bibliografia esistente su sanificazione ambientale, su disinfezione, sull’interruzione della contaminazione crociata e sull’adozione dei DPI.
Le linee Guida del Ministero non potranno “declassare il rischio” non potranno gettare un colpo di spugna su tutta l’enorme produzione di studi scientifici sulla carica virale, sulla pericolosità infettiva, sulla modalità di trasmissione, sulla permanenza nell’aria e sulle superfici, sulla presenza del virus nelle persone guarite sulla percentuale degli asintomatici, sulla percentuale di operatori sanitari che si sono ammalati perché hanno adottato solo una delle precauzioni invece di tutte le precauzioni previste. Le linee guida non potranno affermare che la professione odontoiatrica è a basso rischio per gli operatori. Paradossalmente lo sarà per i pazienti ma non per gli operatori.
I pazienti dovranno avere la garanzia di entrare in strutture sanificare e disinfettate adeguatamente, dotate di precisi protocolli di sanificazione e di controlli puntuali sulla qualità della sanificazione. Dovranno avere la garanzia che siano applicati protocolli di ricambio dell’aria di purificazione o addirittura di disinfezione dell’aria, dovranno avere la garanzia che le persone che si prendono cura di loro siano sane ed essere protetti loro (i pazienti) da eventuali contagi e infezioni crociate.
Le linee Guida ministeriali dovranno dire se gli operatori sanitari dovranno essere sottoposti a tamponi periodicamente, se potranno trattare pazienti COVID conclamati guariti e, se sì, quando nell’arco della giornata e dopo quanti giorni dal termine della malattia.
Dovranno dire se al termine di ogni prestazione sarà necessario operare una disinfezione dell’aria dell’ambiente confinato e con quali metodi, dovranno dire se l’operatore che per proteggere se stesso dal potenziale paziente infetto indossa il facciale filtrante FFP2, in assenza di prestazioni con aerosol potrà applicare sopra l’FFP2 una mascherina chirurgica IIR in modo che i contaminati del paziente – emessi respirando durante la prestazione (fosse anche solo una visita) – si depositano sulla mascherina chirurgica IIR possano essere buttati con la mascherina chirurgica interrompendo la catena della contaminazione. In questo modo l’operatore sarebbe garantito dal facciale filtrante FFP2-3 per 4 ore ed ogni paziente sarebbe garantito dal facciale filtrante e dal cambio della mascherina chirurgica ad ogni paziente.
Le linee Guida ministeriali dovranno dire se gli operatori sanitari avranno il diritto ogni 4 ore, oltre a cambiare la mascherina, anche a respirare in modo libero 5 minuti in uno spazio isolato. Le Linee guida dovranno dire se le mascherine FFP2 FFP3 potranno essere rigenerate e se si con quale metodo validato per un principio ecologico ed economico. Al momento un facciale FFP2 costa circa 4 euro, dovendolo cambiare ogni 4 ore sono 8 euro al giorno ad operatore e un doppio rifiuto contaminato da smaltire oltre al resto. Dovranno decidere se confermare l’adozione delle FFP3 per le prestazioni con aerosol e spiegare una volta per tutte che dovranno essere tutte rigorosamente senza valvola (finché non arriverà un vaccino).
Le linee Guida Ministeriali dovranno dire se la disinfezione degli studi odontoiatrici andrà fatta con i “soliti” disinfettanti ad alto livello, testati secondo le norme per virus, batteri, funghi, e solo aggiuntivamente con alcol a 75% .
Le linee Guida ministeriali infine dovranno chiarire la sequenza di vestizione e svestizione dei DPI, perché ho visto le interpretazioni più fantasiose, ma da quanto ne so io in sanità la fantasia non è concessa: ci sono studi, prove scientifiche, protocolli e procedure rigorose.
Le Linee guida ministeriali saranno un importante documento di riferimento per stabilire le responsabilità degli operatori, dovranno dimostrare (con la forza dello stato dell’arte degli studi scientifici) che le precauzioni, le misure di igiene, le protezioni da adottare sono in grado di ridurre notevolmente il rischio di contagio e di contaminazione ed escludere la responsabilità che operatori sanitari e/o pazienti si siano contaminati – contagiati negli studi odontoiatrici che hanno adottato in modo rigoroso le Linee Guida.