Il 3 giugno 2020 l’unione Europea approvava la Direttiva 2020/739 che classifica a livello di rischio 3 il virus “SARS COV-2”.
Le Direttive Europee hanno una precisa “struttura” di redazione. Sono atti giuridici che devono essere scritti secondo precise regole. Devono essere privi di equivoci, il più concisi possibile e precisi in modo che la loro applicazione non lasci dubbi al lettore. Nelle premesse ci sono i “visto” ovvero i riferimenti giuridici e subito dopo i “considerando” ovvero i motivi per i quali la Commissione Europea è arrivata a promulgare la nuova direttiva.
La direttiva Direttiva 2020/739 richiama la Direttiva 2000/54/CE del 18 settembre 2000, relativa alla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti biologici durante il lavoro.
La direttiva “si applica alle attività in cui i lavoratori sono o possono essere esposti ad agenti biologici a causa della loro attività lavorativa e stabilisce, per qualsiasi attività che possa comportare un rischio di esposizione ad agenti biologici, le misure da adottare al fine di determinare la natura, il grado e la durata dell’esposizione dei lavoratori a tali agenti.
La Direttiva 2020/739 richiama la direttiva (UE) 2019/1833 che ha modificato gli allegati V e VI della Direttiva 2000/54/CE del 18 settembre 2000.
In una sorta di matrioska giuridica si riesce a ricostruire che:
- Le attività dei servizi sanitari sono direttamente interessate a questa direttiva e non solo i laboratori diagnostici (art.15 Direttiva 2000/54/CE)
- La classificazione di rischio 3 del SARS COV 2 porta anche i servizi sanitari a adottare misure di contenimento di livello 3 che sono le seguenti:
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- E’ raccomandato che il luogo di lavoro sia separato da qualsiasi altra attività svolta nello stesso edificio.
- E’ raccomandato che il luogo di lavoro sia sigillabile in modo da consentire la fumigazione.
- In caso di trasmissione per via aerea, il materiale infetto, compreso qualsiasi animale, deve essere manipolato in cabine di sicurezza o in condizioni di isolamento o di adeguato contenimento.
- L’aria in entrata e in uscita dal luogo di lavoro deve essere filtrata con un sistema di filtrazione HEPA1 o simile.
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- E’ raccomandato che il luogo di lavoro sia mantenuto a una pressione negativa rispetto alla pressione atmosferica.
- In base alle zone valutate a rischio nella Valutazione di rischio, le superfici dovranno essere impermeabili all’acqua e facili da pulire, per bancone, pavimento e altre superfici determinate nella valutazione del rischio e dovranno essere superfici resistenti ad acidi, alcali, solventi e disinfettanti.
- L’accesso deve essere limitato soltanto agli operatori addetti.
- Controllo efficace dei vettori, per esempio roditori e insetti.
- Procedure specifiche di disinfezione.
- Stoccaggio in condizioni di sicurezza dell’agente biologico.
- E’ raccomandato che il personale faccia una doccia prima di uscire dall’area di contenimento.
- Il laboratorio deve contenere la propria attrezzatura.
- Presenza di una finestra di osservazione, o di una soluzione alternativa, che consenta di vedere gli occupanti.
L’art.3 della Direttiva in questione esplicita che “Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 24 novembre 2020.”
Aspettiamoci a breve le disposizioni legislative ma a prescindere da queste, agire sulla qualità dell’aria negli ambienti chiusi è un modo molto efficace di combattere la pandemia.
Che il virus Covid-19 si trasmetta per via aerea lo si capisce dall’adozione delle mascherine (prima misura di sicurezza da adottare) e dal distanziamento fisico a livello sociale (seconda misura da adottare congiuntamente alla mascherina).
Si trasmette anche per contatto indiretto e non va dimenticata la necessità di potenziare le misure di pulizia disinfezione, ricordando che prima è opportuno fare una operazione di pulizia e dopo una procedura di disinfezione affinché sia efficace.
Il controllo dell’aria
Sarà quindi l’aria l’aspetto da attenzionare maggiormente verificando gli impianti a ventilazione meccanica controllata e adottando sistemi di filtrazione. Quello che va verificato negli impianti a ventilazione meccanica controllata è il numero di ricambi aria/ora in base alla dimensione dell’ambiente ed al numero di persone presenti in base tipo di attività che si volge (più o meno statica) che contribuisce a determinare la turbolenza dell’aria. Il livello di filtrazione dei filtri dell’impianto (ad alta efficienza, riferimento minimo HEPA 14) la frequenza della loro manutenzione e ricambio.
Se non si dispone di impianti di ventilazione meccanica, si possono adottare sistemi di filtrazione simili, distinguendo tra le attrezzature che “purificano“ l’aria solitamente destinate agli ambienti domestici o agli uffici, da attrezzature classificate come dispositivi medici, destinate ad ambienti sanitari, che filtrano l’aria con filtri ad altissima efficienza, o sistemi combinati di filtri, certificati per l’eliminazione di virus e batteri delle strutture sanitarie.
Ne esistono di diversi tipi, dai flussi laminari a carrello che irradiano la zona operativa e creano un ambiente in classe ISO 5 (standard di riferimento per gli interventi complessi quali i trapianti, impianto di protesi, neurochirurgia, oncologia, ortopedia, con durata superiore a 60 minuti) e in classe ISO 7 (standard di riferimento per interventi chirurgici senza impianto di materiali estranei quali chirurgia a bassa invasività, vascolare, ostetricia, oculistica) o in classe ISO 8 ( standard per interventi chirurgici di breve durata quali chirurgia viscerale, day surgery, urologia). Oppure unità di decontaminazione dell’aria stand alone o su ruote che filtrano fino a 0,005 μm (i virus hanno una dimensione da 0,005 µm a 0,1 µm).
Perché è così importante dotarsi di sistemi di filtrazione dell’aria classificati come dispositivi medici?
Perché andiamo incontro all’autunno e all’inverno. Perché non sarà possibile ventilare gli ambienti in modo naturale e coniugare in modo efficace le esigenze di benessere termico degli operatori e la necessità di ricambio dell’aria. Quindi ok a misurarsi la temperatura ed avere termoscan di controllo all’entrata degli ambienti di lavoro, ok il triage telefonico o on line ai pazienti nelle 48 ore che precedono l’appuntamento, ok a misure di disinfezione rafforzate (senza dimenticare gli altri virus come l’epatite ecc), ok al filtraggio degli accompagnatori dei pazienti e ok all’adozione di misure di protezione per gli operatori, ma se vogliamo lavorare con una garanzia di salute in più, dotarsi di un sistema di filtrazione dell’aria (impianto stand alone o su ruote) è l’investimento giusto da fare.
Non si risolverà a breve il problema del Covid-19. Prima che le sperimentazioni dei vaccini terminino il loro iter, prima che i vaccini vengano prodotti in sicurezza e in quantità adeguate e che la popolazione venga vaccinata in modo significativo (ci sarà una fetta della popolazione che non vorrà vaccinarsi) così da ridurre in modo importante il rischio di contagio, è possibile che trascorra ancora tutto il 2021. Immaginando di voler continuare a lavorare in sicurezza, io un occhio alla qualità dell’aria lo darei.