Immagino che confidiamo tutti affinché questa terribile situazione venga messa presto sotto controllo dalle autorità sanitarie.
Che si capisca a breve il meccanismo di azione del virus, che si determinino i tempi di incubazione, che si trovi un test rapido per individuare i pazienti asintomatici e che si trovi una cura se non addirittura un vaccino.
Il pensiero vola alle tante persone contagiate, ai malati, a coloro che ce l’hanno fatta ed ai tanti che non ci sono più. Ne usciremo, ma non saremo più quelli di prima o per lo meno è quello che mi auguro. Se dopo una tragedia di questa calibro, qualcuno si auspicasse di “tornare come prima” significherebbe che da questa tragedia non avremo imparato niente.
Personalmente, cosa ho imparato di recente?
- Che vivere in uno Stato che tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo è una grandissima fortuna.
- Che il nostro Servizio Sanitario Nazionale può contare su degli eroi, operatori sanitari competenti, ricercatori eccellenti, con una straordinaria capacità organizzativa data la scarsità di mezzi e prodotti, perché il livello di efficacia in ambito sanitario è dato dall’equilibrio perfetto tra operatori, conoscenze, tecnologie, attrezzature, dispositivi di protezione, farmaci e prodotti.
- Che essere cittadini responsabili è un dovere etico e morale nei confronti di chi è attivo in prima linea a lottare contro questo stramaledetto virus.
- Che “siamo tutti sulla stessa barca” e che la globalizzazione ha accentuato l’effetto domino, per cui non ci saranno né vinti né vincitori se la situazione dura ancora a lungo, bensì ci saranno superstiti.
Di cosa sono divenuta più consapevole in questo ultimo mese?
- Del fatto che comunicare nel modo corretto è FONDAMENTALE: COVID-19 (COrona VIrus Desease -19) è una nuova polmonite virale che si manifesta con sintomi analoghi a quelli influenzali. Se fosse stato questo il messaggio al posto di “è un’influenza che degenera in polmonite” forse l’attenzione ai comportamenti corretti sarebbe stata maggiore.
- Del fatto che l’inquinamento fa la sua parte anche come trasportatore di virus.
- Del fatto che adottare adeguate misure di igiene degli ambienti di lavoro è obbligatorio (Testo Unico 81/08) non una paturnia da casalinga.
- Del fatto che le misure di igiene devono essere adeguate ai flussi, ovvero al numero delle persone che transitano o sostano in un ambiente.
- Del fatto che i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) non sono una seccatura, sono l’ultima barriera di protezione dell’operatore dopo le procedure di sicurezza.
- Del fatto che le norme tecniche garantiscono la qualità nella produzione delle cose.
- Del fatto che l’aerosol può essere più o meno e umido e che in base a quanto è umido è più o meno volatile e resta più o meno tempo sospeso.
Tra qualche mese, questa quarantena cesserà (ovvio se trovano un modo rapido per individuare gli asintomatici e/o un vaccino, finirà prima, forse già a fine aprile potremo pensare alla ripresa), potremo tornare in contatto con parenti e amici e tornare al lavoro, rimettere in moto la macchina-produttiva-Italia, fatta di microimprese, professionisti, artigiani, lavoratori individuali, dipendenti pubblici, operai e imprenditori.
Anche se lo Stato con il DPCM 17 marzo nr. 18 ha dato un significativo segnale di tutela dell’intero Paese, saranno necessari altri segnali analoghi o più forti.
Perché – oltre al fatto che il problema non è ancora sotto controllo -, esso si sta diffondendo in Europa e nel mondo, per cui anche se gli effetti economici della pandemia dovessero cessare a breve in Italia, persisterebbero negli Stati Europei e nel resto del mondo a cui siamo inevitabilmente legati.
Per cui è probabile che l’Italia si trovi nelle condizioni di diventare anche un modello di ripresa, oltre che un modello di gestione dell’emergenza.
Come sarà il modello di ripresa?
Il modello di ripresa parte adesso, nel bel mezzo della crisi. È adesso che c’è bisogno di immaginare il futuro e di rimodulare o cambiare modelli di lavoro ante-Covid-19.
Se lo Stato supporta i cittadini per tutto il periodo della crisi, garantendo sostegni al reddito per chi non è dipendente, garantendo la cassa integrazione in deroga a chi è dipendente, supportando il sistema bancario affinché possa congelare le posizioni debitorie di cittadini e imprese, bloccando il pagamento delle tasse arretrate in tutte le sue forme per almeno i prossimi 3 anni, ripensando il sistema fiscale e razionalizzando la classe politica, agevolando prestiti e investimenti per ripartire in un “grande piano Marshall”, possiamo farcela e diventare un nuovo modello trainante dell’economia.
Se questo non avverrà, gli italiani ce la faranno lo stesso, solo che saranno davvero in pochi a farcela, perché la capacità di resistenza è data dall’autonomia finanziaria della persona o dell’impresa.
Il conto da fare adesso, a livello privato ed a livello professionale è di quanta autonomia finanziaria si è capaci, ovvero quanti mesi si è in grado di resistere a incassi zero e con gli aiuti che lo Stato ha messo e metterà a disposizione.
Il congelamento delle esposizioni finanziarie, il divieto di licenziamento, la cassa in deroga, i fondi di ultima istanza, il blocco dei mutui sono tutte azioni utili e intelligenti, ma dipende da quanto si protrae la quarantena.
Se il Paese si blocca per 2 o 3 mesi ma poi riparte, con un po’ di elasticità finanziaria garantita dallo Stato e molti sacrifici, restando uniti e ben determinati a farcela le perdite si possono gestire e si può ripartire con nuove logiche. E’ fattibile, secondo me.
Se invece il Paese si blocca per più di 3 mesi, a prescindere da questi aiuti, la ripresa diventerà una sorta di “Mission Impossible”.
Però immaginiamo che entri in gioco un piano Marshall, interventi strutturati per rilanciare il Paese più bello del mondo (non si offendano gli altri Paesi ma abbiamo la più alta concentrazione di bellezze al mondo)…
Come far ripartire la propria attività economica?
Sarà fondamentale avere una precisa analisi dei costi finanziari dell’attività.
Come anticipato prima, la gestione efficace della sanità si basa sull’equilibrio perfetto dato da operatori conoscenze, tecnologie, attrezzature, dispositivi di protezione, farmaci e prodotti. Il concetto però può essere esteso a tutti i servizi poiché tutti i lavori ormai sono un mix di aspetti tangibili e intangibili. La prestazione (o il servizio finale erogato al paziente o al cliente) può essere eseguita a diversi livelli di qualità, clinica e organizzativa. La componente intangibile e la componente tangibile vanno stimate correttamente attraverso una precisa analisi dei costi.
Sottolineo che nei costi di produzione va considerato l’onorario di default dell’operatore o del titolare affinché la redditività del professionista non coincida con il risultato di esercizio.
Isolato il costo di produzione della prestazione, va calibrato il listino delle prestazioni o dei servizi, e un’attenta riflessione andrà fatta sulle modalità di pagamento. La gestione dei flussi finanziari ante COVID-19 andrà rimodulata ad una gestione finanziaria sostenibile post COVID, che dipenderà dal tipo di risorse che lo Stato metterà in campo.
Immaginando lo scenario peggiore, si può immaginare servizi erogati a meno persone (a quelle persone che hanno la forza finanziaria per resistere e per ripartire con la fruizione dei servizi) oppure servizi erogati allo stesso numero di persone ma con flussi finanziari molto dilazionati, quasi una sostituzione delle finanziarie che, in assenza di interventi strutturali da parte dello Stato, non inietteranno liquidità sul mercato a scapito di coloro che tenteranno di ripartire subito.
Ipotizzando lo scenario migliore, si può immaginare una ripartenza affannosa, con un mondo che riparte più veloce di prima, che addirittura necessita di nuova forza lavoro, probabilmente a causa di una forte domanda interna perché sostenuta dallo Stato.
Ma a prescindere che si avveri lo scenario peggiore o lo scenario migliore, il cittadino dovrebbe uscire diverso da questa tragedia, più consapevole, più paziente, più rispettoso del lavoro proprio e altrui.
Non è difficile immaginare il cittadino di domani perché è in ognuno di noi:
- quanto tutto questo sarà finito, ridimensioneremo il consumismo e lo vivremo all’inizio come una forma di solidarietà
- se avremo bisogno del servizio sanitario nazionale avremo l’occasione di ringraziarli tutti, a tutti i livelli nessuno escluso
- se avremo bisogno delle strutture private saremo più attenti e la sfida per queste sarà più alta, perché dovranno competere con un servizio sanitario eccellente che ha gestito con enormi difficoltà di uomini e mezzi una situazione di emergenza.
Chi opera nella sanità privata si prepari ad alzare ancora una volta il livello del servizio perché avrà davanti un cittadino più informato e più consapevole.
Prima dell’analisi dei costi vanno aggiornati i protocolli di sanificazione, vanno stimati i costi correlati e contemplati in modo ordinario, va aggiornata la formazione inerente i principi di contaminazione e contagio e vanno identificati i DPI adeguati per ogni lavoro. Solo dopo aver aggiornato i protocolli di sicurezza sarà possibile mettere a punto l’analisi dei costi di produzione che consentirà un corretto controllo di gestione, elemento indispensabile per la predicibilità del successo dell’impresa.
Analisi dei costi di produzione. Se sei interessato a mettere a punto un’analisi finanziaria dei costi di produzione della tua attività contattami via email, indicando nell’oggetto: analisi dei costi di produzione.
Protocolli di sanificazione. Se sei interessato a mettere a punto protocolli di sanificazione per la tua attività, contattami via email indicando nell’oggetto: sanificazione.