Il Coaching nasce negli Stati Uniti negli anni ’70. È stato W.Timothy Gallwey, allenatore della squadra di tennis presso l’Università di Harward a definire i principi del coaching, contenuti nel famoso libro “The Inner Game of Tennis”. A lui seguì quello che è considerato il secondo padre del coaching, Sir John Henry Douglas Whitmore, ex pilota automobilistico, e da allora la figura professionale del coach è valorizzata in ogni ambito sportivo.
Ad esempio, per restare in casa dato che mi accomuna al campione la provincia natale, la performance atletica e sportiva di Jannik Sinner è curata da 3 coach e da 3 preparatori atletici mentre sono 2 i manager che si occupano della comunicazione: Simone Vagnozzi ex giocatore, Darren Cahill ex giocatore nr. 22 del mondo, Riccardo Ceccarelli “mental coach” si occupano del campione in campo; Umberto Ferrara (preparatore atletico) Giacomo Naldi (fisioterapista) e Andrea Cipolla (Osteopata) si occupano del campione pre e post partita; Alex Vittur, social media manager e Lawrence Frankopan, Responsabile della comunicazione, si occupano del brand “Sinner”.
Questo significa che per eccellere a livello mondiale questo fenomenale ragazzo, talentuoso, appassionato e determinato ha bisogno di un team che lo metta in condizioni di vincere il più possibile, il meglio possibile.
Quali possibili analogie con il dentista?
Il dentista non compete a livello mondiale assoluto, ma compete nel suo mondo: interiore restando in contatto con i suoi valori, con la motivazione che lo ha portato su questo percorso di studi, con la sua etica e con la sua deontologia; professionale scegliendo i percorsi di apprendimento, perfezionamento e crescita; e compete con l’offerta del mercato per distinguersi dagli altri colleghi, promuovendo il suo essere al servizio del paziente con le sue competenze, le sue tecnologie, la sua disponibilità.
Fa tutto da solo? Di solito si.
Il mondo dei professionisti, e pensate anche a ingegneri, avvocati, architetti, commercialisti, consulenti del lavoro, psicologi, veterinari etc gestisce in autonomia il proprio “business”. Sono professionisti che si avvalgono di consulenti per specifici servizi (per la formazione, per il marketing, molto di rado per l’organizzazione) ma in pochi si avvalgono di un coach.
Che differenza c’è tra un consulente e un coach?
Un consulente è un esperto di uno specifico settore, ha prodotti e servizi specifici per un preciso ambito. Il suo obiettivo è fornire servizi utili e/o necessari al cliente, aiutandolo a risolvere uno o più specifici problemi.
Il Coach è un professionista che si occupa della persona, del suo benessere.
Nel mio caso, come Business Coach mi occupo della persona nel ruolo professionale del dentista, sia come professionista sia come imprenditore, oppure mi occupo delle persone nel loro ruolo nel team. Titolari, ausiliari e collaboratori sono tutti ruoli con forti interdipendenze impegnati in team altamente specializzati sottoposti a notevole impegno.
Si usano precise tecniche di definizione degli obiettivi e di elaborazione e presa di coscienza dei comportamenti “vincenti ed efficaci”. Lo scopo del Business Coach è aiutare la persona a performare nel suo ruolo professionale, sia questo all’interno di un team o individuale.
Quanto conta essere un coach che conosce il settore dentale?
Anche io sono un’ex giocatrice… 🙂 per venti anni ho fatto l’ASO, ho visto evolvere questo settore dal punto di vista delle attrezzature, delle tecniche e tecnologie, dei materiali, delle professioni e delle norme che governano il settore.
Penso che l’esperienza specifica sia un prerequisito fondamentale per un Business Coach, infatti tutti i più grandi coach sono ex giocatori, Darren Hill non allena Jude Bellingham (il centrocampista centrale del Real Madrid), Roberto Mancini non allena Giovanni Barsotti (giovane talento della Nazionale di Sci): ogni coach è un ex giocatore del suo specifico sport che ha provato sulla sua pelle la fatica, l’impegno, il senso di responsabilità, la tensione delle relazioni con la squadra e il pubblico durante una partita nonché il clima degli spogliatoi quando si vince e quando si perde, e la coda emotiva che lo sport, giocato a livelli professionali, ha nella vita.
Chiusa l’attività clinica, ho ritenuto importante acquisire nuove abilità e competenze: un Master triennale in Gestalt Counseling per acquisire capacità di comunicazione e gestione del disagio, un percorso di specializzazione in Programmazione Neurolinguistica per affinare le capacità di ascolto e comunicazione, e il percorso come Business Coach in PNL per possedere gli strumenti e le tecniche necessarie al cambiamento, elemento caratterizzante del coaching.
Per questo motivo mi occupo specificatamente di studi odontoiatrici: è il mondo in cui ho giocato. Bene, con passione e professionalità, quando la professione dell’odontoiatra era agli esordi, quando gli igienisti dentali si contavano su una mano, quando l’assistente di studio era “la signorina”. Ho avuto la fortuna di lavorare e fare corsi con grandi professionisti che mi hanno trasmesso la dedizione al paziente, e la capacità di tenere l’etica e la deontologia ferme al centro, anche quando inevitabilmente per dare il miglior servizio possibile è necessario parlare di investimenti, costi e margini di profitto. Il Counseling, la Programmazione Neurolinguistica e il Coaching sono i miei “nuovi” strumenti di lavoro, per lavorare ancora una volta insieme alle persone per il bene delle persone impegnate nelle loro performance professionali.
È fondamentale lavorare sul proprio ruolo e sulle aspettative che genera
Spesso i team leader mi chiamano per “aiutare il team” come se loro non fossero parte del problema, mentre è fondamentale lavorare in modo parallelo: individualmente sul ruolo del leader e collettivamente sul team o sui singoli ruoli quando si incontrano inefficienze.
Il Business Coach è centrato su di te, sui tuoi bisogni e sulla tua soddisfazione professionale. Come per un diamante devono brillare tutte le faccette in modo simmetrico, anche il professionista imprenditore deve brillare in modo simmetrico in tutti gli aspetti.
Da un lato c’è il ‘ruolo dell’imprenditore’ che stride nella testa del medico ma è un ruolo necessario, anzi fondamentale se si vuole mantenere l’entusiasmo e il piacere per la professione, e la libertà di crescere.
Da un altro lato c’è il ’ruolo del professionista sanitario’, in cui le conoscenze devono tradursi in abilità comunicative e relazionali, le cui capacità pratiche devono tradursi in cure efficaci e adeguate agli standard ed alle linee guide, i cui comportamenti devono essere all’altezza delle aspettative del ruolo sociale del medico.
Poi c’ è il lato del ‘team leader’ o datore di lavoro, di colui che guida ispira motiva e stimola il team da un lato e dall’altra lo contiene, ne misura i risultati, applica i correttivi necessari e condivide con il team la passione per la mission.
Immaginate che per ognuno di questi ruoli ci sia una persona competente, capace di ricondurvi ai vostri valori, capace di aiutarvi nelle vostre scelte e decisioni, in grado di comprendere la complessità del triplico ruolo. Una persona che si confronta con voi alla pari, che vi stimola a cambiare punto di vista, a trovare nuove soluzioni affinché voi ed ogni membro del team possiate essere parte della soluzione anziché elementi di un problema.
Nel prossimo Corso per Office Manager che terrò dall’8 marzo a Verona si lavorerà con tecniche di coaching e si approfondiranno gli argomenti tipici delle consulenze tecniche con l’obiettivo di dare all’office manager quanti più informazioni e strumenti possibili per gestire al meglio il suo ruolo.
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